I lettori del Nuovo Vivere di Trading sanno che i trader piccoli come noi hanno un solo grande vantaggio rispetto ai boss di Wall Street: possono fare trading perché si può e non perché si deve.
Questo ci permette di prendere le occasioni che hanno davvero un vantaggio potenziale: non dobbiamo fare fatturato per qualcuno – solo per noi stessi – e non dobbiamo rispondere ad alcuno. Il mercato spesso langue indeciso o è sul punto di fare qualcosa ma non sappiamo esattamente quando. Il timing è essenziale ma anticipare il momento dell’azione può costare molto: rimanere fermi, in attesa che la situazione si modifichi fornendoci quei segnali che ci invitano a scendere in campo è la cosa più difficile nel trading. (click per allargare)
La scorsa settimana avevo identificato due obiettivi che il prezzo avrebbe dovuto raggiungere e mantenere: il superamento al rialzo convinto del 50% del range della barra di breakout e il close sopra a +1ATR sul giornaliero: il prezzo ha solo momentaneamente superato la metà della barra e con il close di Venerdì anche il secondo obiettivo è fallito. Gli oscillatori mostrano alcuni segnali di ipercomprato.
I detrattori dei concetti di ipercomprato/ipervenduto hanno ragione solo in parte: fare trading perché un titolo è ipercomprato è una follia perché un vero mercato rialzista o ribassista possono rimanere in ipercomprato/ipervenduto per settimane. Tuttavia, i mercati sono attratti dalla loro media come un sasso lanciato in aria e per quanto possano salire o scendere devono prima o poi tornare alla base. Le situazioni “iper” pertanto, vanno valutate nel contesto generale ed in questo senso sono importantissime per definire le probabilità future. MACD, Force Index e le ATR sono indicatori molto preziosi per valutare quanto un titolo o un indice stiano al di fuori del loro range di normalità.
Sebbene tutti i timeframe dell‘indice NH-NL (escluso il settimanale) siano nella loro zona bullish e i titoli con nuovi minimi siano saldamente al di sotto del livello di guardia di 500 (inserto a sinistra), da qualche giorno si stanno approfondendo delle divergenze negative (frecce rosse). Le due linee tratteggiate “M” rappresentano gli ultimi due segnali Spike Bounce, di forza media.
Di pazienza, il settore energy ne ha richiesta parecchia ai trader ma il momento dell’azione è arrivato qualche settimana fa e si sta prendendo una pausa che va sfruttata, pronti a entrare o a proseguire il trend e ricaricare le posizioni per chi è già dentro. Ho segnalato i movimenti del settore lo scorso Luglio, quasi al termine del bear market durato oltre un anno e mezzo – o sei anni se si prendono i massimi storici dell’ETF settoriale XLE. Il momentum rialzista su XLE ha dato recentemente segnali di temporaneo esaurimento, con il prezzo oltre +3ATR sul giornaliero (tornando quindi a parlare dell’importanza dei segnali di ipercomprato) e la resistenza a +1ATR sul settimanale. Nei prossimi giorni, un eventuale pullback to value (la zona compresa tra la prime ATR negativa e positiva) darà possibilmente una occasione d’acquisto.
Gran parte dei titoli del settore paga un ottimo, storico, dividendo diventato ancora più generoso con il forte ribasso dei prezzi. Le sorprese sui mercati sono sempre dietro l’angolo – un money e risk management appropriati sono sempre necessari, anche nelle occasioni più promettenti. Del resto, sono anche l’unica cosa che differenzia il trading professionale dal gioco d’azzardo.