Solo chi si ostina a ritenere il trading una pura questione di indicatori, (possibilmente magici, con i settaggi segreti che solo i master trader conoscono ma che troppo spesso vendono insieme alla garanzia di un futuro sotto le palme con il laptop sulle ginocchia), non ha ancora assimilato il concetto che il trading, e la borsa in generale, è in grandissima parte pura e semplice psicologia.
Una psicologia individuale, quando si parla del singolo trader e del suo atteggiamento nei confronti della propria operatività, ma anche di gruppo, quando si analizzano i mercati nel loro insieme, i grossi indici. Tuttavia, l’importanza della psicologia nei mercati finanziari è pari solo alla difficoltà di applicarla in modo pratico al nostro trading: l’immagine che ho scelto per questo articolo è di quelle più inflazionate nel mondo del trading, a testimonianza che anche i trader che cercano di affrontare l’argomento in qualche articolo o presentazione dal vivo (per tacere dei siti dedicati all’argomento da sedicenti psico-trader), ne parlano in termini astratti e, soprattutto, non applicabili ai grafici e all’operatività quotidiana.
Ne deriva che il gran parlare attorno alle emozioni nel trading si riduce alla paura che fa crollare i mercati e all’avidità che li fa salire, con un eterna altalena tra i due opposti che porta al prosciugamento del conto.
I trader hanno invece bisogno di dati quantificabili e visibili sui propri grafici. C’è la necessità di riconoscere un doppio-minimo, un hammer, una divergenza o uno degli innumerevoli modi con cui il sentiment di mercato si traduce sui nostri grafici: i mercati finanziari sono probabilmente una delle espressioni più astratte dell’attività umana e ci mancherebbe che andiamo a misurarli con concetti altrettanto astratti. E nel caso dell’argomento trattato in questo articolo, abbiamo la necessità di sapere non tanto se la paura stia dominando i mercati (cosa della quale un mese fa nessuno aveva dubbi) ma possibilmente come la paura e l’avidità si insinuano nei nostri grafici e se lo fanno in un modo leggibile con l’analisi tecnica: solo così possiamo trarre vantaggio dall’informazione.
CNN Fear & Greed Index
Il CNN Fear-Greed Index (FGI) è un indice creato dalla CNN, la quale aggiorna gratuitamente e quotidianamente il valore. Si tratta di un indice piuttosto complesso il cui valore è la risultante di sette diversi parametri: il rapporto tra opzioni put e call vendute e comprate, il denaro investito per comprare azioni o bond, lo studio di indicatori di market breadth, l’analisi della volatilità, l’analisi dei titoli a nuovi massimi e nuovi minimi a un anno, il trading sui junk bond ad alto yeld e l’analisi del momentum. Una sorta di minestrone che, attraverso calcoli proprietari, viene quotidianamente aggiornato ed espresso con un valore compreso tra 0 e 100 (ovvero la scala di escursione del FGI) dove 0 rappresenta il terrore sui mercati e 100 l’ingordigia espressa ai massimi livelli.
Il valore così espresso, un semplice numero da 1 a 100, ha però scarsa utilità: cosa dovrei fare se il valore è 22 (Extreme Fear)? E se è 84 (Extreme Greed)? Cosa significa “neutrale?” Se non si può disegnarlo sotto ad un indice come si fa con qualsiasi indicatore e vedere storicamente come si è comportato in passato allo scopo di valutarne il potenziale predittivo, siamo punto e a capo. Ma qui c’è un piccolo problema: il FGI non esiste in natura, non è un indicatore presente nelle piattaforme di trading. E non esistono i dati storici da poter assemblare in un Excel per costruirselo da soli, nè la CNN è disponibile a darti lo storico (ho chiesto, nessuna risposta).
Così, mi sono messo un anno fa a registrare ogni giorno il valore del FGI, con una piccola fortuna: sul sito viene riportato, per ogni giorno, anche il valore dello stesso giorno dell’anno precedente: in tal modo raccogliendo entrambi i numeri per un anno si ha alla fine uno storico di due anni. Se a qualcuno sembra un bizantinismo raccogliere dati di un indicatore per un anno, approfitti di questo pensiero per rivedere le proprie velleità sul trading, ricordando che il trading è lavoro.
Due anni di storico non permettono di fare studi approfonditi ma sono abbastanza per poter decidere se in tutta la questione c’è del valore. Va detto però che questi ultimi sono stati due anni molto particolari e anche questa è una piccola fortuna: se devo valutare un indicatore o una strategia operativa, molto meglio farlo su un periodo molto movimentato che non in un trend lungo e tranquillo. (click per ingrandire)
Quando si hanno a disposizione i dati grezzi, il solo limite su come assemblarli è la fantasia. Cosa andare a cercare sui grafici dipende invece dalle formazioni su cui normalmente si lavora: nel mio caso, come insegna Alexander Elder, le divergenze. Una cosa che salta subito all’occhio nella figura: tutte le correzioni degli ultimi due agitatissimi anni sono state precedute da una divergenza tra FGI e prezzo, occorsa da 2 a 6 settimane prima del crollo del prezzo. L’ultima correzione da pandemia è stata preceduta da una divergenza davvero notevole: l’indice FGI ha raggiunto il suo massimo all’inizio dell’anno, iniziando poi il declino sei settimane prima dell’inizio del Bear Market tutt’ora in corso (al momento siamo ancora tecnicamente in un rally di reazione all’interno di un Bear Market).
Se la borsa anticipa sempre, abbiamo qui un esempio notevole: ad inizio gennaio di Covid non si parlava neppure in Cina, eppure gli ingranaggi più interiori del mercato azionario avevano già iniziato a muoversi, la paura stava già cominciando a montare, presentandosi sui grafici come un crollo repentino del FGI nonostante la continua ascesa del prezzo alimentata al solito dagli ultimi arrivati.
Un Indicatore a Senso Unico?
FGI sembra quindi essere utile nel segnalare quando i momenti di eccesso di euforia stanno per finire ma, almeno per i dati disponibili, meno sensibile a rilevare gli eccessi di disperazione: a ben pensarci non dovrebbe sorprendere.
I top di mercato sono dominati dall’euforia, un sentimento piacevole, che si vorrebbe non finisse mai: il mercato sale, i trader stanno guadagnando, nessuno desidera che la situazione finisca e la massa dei trader è orientata a pensare che il rialzo durerà per sempre. Quando il Big Money pensa invece che la festa sia agli sgoccioli e comincia a uscire dal mercato azionario a favore dei bond, a comprare put, a preferire i bond sovereign agli High Yeld, a non partecipare più al raggiungimento di nuovi massimi sulle azioni con la conseguenza generale di rallentare il momentum (cioè tutti i parametri che concorrono a formare il FGI), mentre il prezzo continua a salire grazie agli ultimi arrivati e ai ritardatari cronici. La divergenza di opinioni tra la massa dei trader che vuole protrarre all’infinito la piacevolezza dell’euforia e il Big Money che si sta già piazzando al contrario, crea le divergenze grafiche disegnate dai nostri indicatori.
I bottom di mercato sono dominati dalla paura, un sentimento spiacevole che si vorrebbe finisse il prima possibile: il mercato scende, i trader stanno perdendo denaro giorno dopo giorno, tick dopo tick, tutti desiderano che la situazione finisca e la massa dei trader è ormai uscita dal mercato, molti per sempre. Nei bottom non esiste divergenza di opinioni: quando il Big Money decide che è il momento di risalire, non trova opposizioni tra la massa dei trader, sono tutti d’accordo. Il prezzo comincia quindi a risalire senza ulteriori eccessi di paura, senza quindi creare divergenze.
Nei top di mercato, quindi, il prezzo registra il sentiment della massa, FGI il sentiment del Big Money: a ognuno la scelta da che parte stare.
In questo articolo presento il Composite Fear&Greed Index, un indice che ho derivato dai dati giornalieri del CNN FGI.
2 Comments
Claudio Giorgio
Bentornato Gianluca
Seguo il tuo blog dalla lettura del libro del Dr. Elder da te magistralmente tradotto ( e ho compreso perchè lo stesso abbia scelto te come traduttore).
Eccellente articolo ed eccellente lavoro ( …as usual…)
Grazie per il tuo contributo costante alla conoscenza di questo affascinante e difficile mondo del Trading.
Complimenti vivissimi
Gianluca Leo
Grazie per le belle parole, un saluto