Non si tratta questa volta del titolo di uno dei più famosi e completi libri sul trading, per il quale ho avuto l’onore di curare l’edizione italiana, ma della domanda che più frequentemente si fa il trader neofita: si può vivere di trading?
La risposta breve è: no.
Arriveremo a capire cosa si può fare con il trading ma per il momento diamo senso a quel “no”. Immagina di non avere un lavoro, abiti in una casa in affitto, hai una famiglia con due figli che studiano. Immagina di avere un buon capitale finanziario per poter fare trading, ma non sei ricco e non hai altre entrate. Immagina che dalle tue operazioni dipenda la sopravvivenza tua, della tua famiglia, dei tuoi figli. Dall’esito del prossimo trade che farai sull’eurodollaro, dipende la possibilità di comprare l’apparecchio per i denti a tuo figlio più piccolo. Invece, da quel trade già aperto – e che è sott’acqua per il momento – dipende il pagamento dell’affitto che scade fra due giorni. Stai bene in salute ma se domani dovesse venirti anche una banale influenza, devi decidere se metterti a fare trading con 39 di febbre per pagare i conti oppure startene a letto, senza guadagnare ciò di cui tu e la tua famiglia avete bisogno.
Potresti dire che questo è lo scenario di qualsiasi libero professionista, i cui guadagni non sono garantiti e dipendono dalla quantità e dalla qualità del suo lavoro. Non è vero: nel trading limitarsi a non guadagnare è un lusso perché nel trading, il denaro si può anche perdere.
Far dipendere dal trading, probabilmente l’attività umana più carica di emotività e difficoltà, la sopravvivenza propria e di chi ci sta vicino significa aggiungere un’altro pesantissimo fardello: la paura di non sopravvivere finanziariamente non solo sui mercati ma anche nella vita, propria e di chi ci sta vicino.
Chi vive di trading, non ha in realtà bisogno di fare trading: può anche smettere e avere lo stesso di che abitare, vestirsi, mangiare e pagare il bollo dell’auto. I professionisti del trading sperimentano liberamente la loro passione e con i soldi che guadagnano aumentano, anche considerevolmente, il proprio tenore di vita. Fanno trading per passione e per soldi, ma non hanno necessità di quei soldi. Per vivere di trading non deve essere necessario fare trading.
Probabilmente c’è qualcuno che, senza essere un ricco ereditiero e pur non avendo altre entrate, paga i conti con il trading, ma sono mosche bianche che personalmente non ho mai conosciuto e di cui non ho mai sentito parlare: chiediti sinceramente se sei anche tu una mosca bianca o se sia più probabile che tu sia un aspirante trader di successo che vuole occuparsi di qualcosa che lo appassiona e che può migliorare, ma non rendere possibile, la vita. Chi vive di trading non ha bisogno di fare trading per vivere, una affermazione controintuitiva come tante delle cose che caratterizzano i mercati finanziari. I trader professionisti, hanno iniziato a fare trading ma in assoluta scioltezza, avendo già del loro. Col tempo, chi è sopravvissuto a sè stesso di fronte ai mercati, è diventato un professionista e ha cominciato a guadagnare bene e ad accumulare ricchezza – aggiungendola a quella già a disposizione che gli ha permesso di vivere senza la preoccupazione del prossimo trade. Tutti hanno o avevano un lavoro, tutti hanno rendite personali e di famiglia che li mette al riparo. Nessuno aspetta che il mercato paghi lo stipendio al 27 del mese.
Molti trader professionisti monetizzano infine la loro esperienza attraverso corsi e libri e la seconda domanda più comune del trader neofita è: ma se è tanto bravo a fare soldi da casa col trading, perché si mette a lavorare con i corsi, con i libri, con le presentazioni ai congressi? La didattica svolta da molti trader professionisti (e parecchi ciarlatani), è una attività remunerativa a rischio zero che assicura una continuità di guadagni anche quando le cose sui mercati vanno male. Anche ai trader professionisti capitano periodi piu o meno lunghi in cui l’armonia con i mercati si viene a perdere – e insieme all’armonia anche i denari. La didattica, invece, non si ferma mai, magari rallenta nei Bear Market, ma la gente continuerà a comprare libri a seguire corsi, ad abbonarsi ai segnali. Per il professionista, il trading rimane quindi un diletto e come sempre opera non perché deve guadagnare, ma perché c’è un ottimo trade da fare. Il professionista non è mai stato obbligato a fare trading in vita sua. Se questo ti sconvolge, pensaci bene prima di intraprendere un’attività che ti richiederà anni prima di arrivare a buoni livelli e sulla quale non potrai mai contare per vivere.
Il trading richiede dedizione, fatica e studio e in cambio non da alcuna garanzia di successo. La prima causa assoluta di fallimento nel trading, sta proprio nei motivi per cui lo si approccia. Chi si avvicina al trading per comprarsi la Ferrari che campeggia nelle pubblicità di molti corsi, cambiare un lavoro insoddisfacente o, peggio, per colmare la mancanza di un lavoro, ha gia perso i suoi soldi prima di cominciare: la speranza di guadagno immediato attribuita al trading si squaglia sulla dura realtà che con il trading non solo è difficile guadagnare, ma si può anche perdere e, anzi, si perde.
Ma allora dove sta la magia del trading? Se ti stai facendo questa domanda, prendila come un segnale chiaro che il trading non fa per te. Il trading è passione per i grafici, per i mercati. E’ una sfida con sé stessi, è il desiderio di imparare una delle arti umane più difficili. Il trading può essere estremamente remunerativo ma non è un bancomat, non lo è nemmeno per i professionisti che curano ogni loro operazione e si salvaguardano con il risk management. Il bancomat ci da sempre i soldi, se abbiamo fondi, il trading può anche portarceli via.