Ogni trader professionista opera nel proprio habitat naturale dove la selezione dei mercati, delle strategie, dei timeframe fino ad arrivare ai singoli strumenti su cui fare trading avviene con l’esperienza ed è influenzata, se non dettata, da motivazioni più o meno inconsce e legate alla personalità del singolo trader.
L’habitat naturale di Alexander Elder è il controtrend attraverso le divergenze.
Il giovane Elder lavorava come ufficiale medico a bordo di una nave sovietica, dalla quale fuggì mentre era all’ancora in un porto africano, chiedendo poi asilo politico all’ambasciata americana del luogo: la sua divergenza di pensiero con l’allora impero sovietico è stata poi traslata ai mercati, facendo diventare il trading contro il suo habitat preferito. L’indipendenza intellettuale, tuttavia, non gli ha permesso di fare trading utilizzando ciò che sulle divergenze era già stato detto e sperimentato da altri (di pensieri unici, forse, ne aveva abbastanza) e definì che una vera divergenza (true divergence) doveva essere segnalata da un oscillatore che avesse nella sua scala di valori il livello zero. Ne consegue non poco: RSI e stocastico, oscillatori comunemente utilizzati a questo scopo, non sono adatti a definire delle vere divergenze, ma solo divergenze di qualità inferiore (light divergence). L’istogramma del MACD (MACD-H) è invece un oscillatore idoneo e a tutt’oggi l’unico su cui Elder basa la sua analisi delle divergenze.
Ma perché deve esserci il valore zero?
In questo grafico di Johnson&Johnson (NYSE:JNJ), al punto 1 il prezzo ha raggiunto un minimo corrispondente ad un nuovo minimo del MACD-H (punto A), a segnalare che la forza ribassista sul titolo gode ancora di ottima salute. Nel successivo rally al rialzo che ha portato il prezzo al punto 2, il MACD-H ha superato il valore zero (freccia verticale verde) raggiungendo un massimo al punto B, dove l’istogramma ha “rotto la schiena degli orsi”. Un nuovo minimo di prezzo al punto 3, più basso di pochi tick del precedente al punto 1, è stato accompagnato da un nuovo incrocio al ribasso del valore zero del MACD-H (freccia verticale rossa), terminato a un nuovo minimo (punto C) più alto del precedente al punto A. Il primo tick al rialzo del MACD-H, completa la divergenza fornendo un segnale rialzista.
Perché una divergenza sia tale, quindi, è necessario che un oscillatore incroci due volte, al rialzo e poi al ribasso, il suo valore zero: una regola che toglie molta soggettività alla valutazione della evidenza di un setup divergente, sostituendola con fatti misurabili.
La freccia verde diagonale indica una divergenza anche delle linee del MACD: la confluenza tra le due componenti del MACD conferma ulteriormente il setup.
Il falso breakout è un elemento aggiuntivo, fondamentale, al trading sulle divergenze. Occorre, infatti, che alla formazione del secondo minimo (o massimo, in caso short), questo non sia solo più basso (alto) del precedente, ma che si formi anche una falsa rottura al ribasso (rialzo) del prezzo: si associa quindi un elemento di price action a un setup segnalato da oscillatori, ad aumentare la significatività della divergenza.
Il grafico mostra una divergenza ribassista sul settimanale del mini-Dow Jones, a inaugurare nel 2007 uno dei peggiori mercati orso della storia, il cui termine è stato annunciato da una divergenza rialzista che si è completata nell’ormai leggendario Marzo 2009 (sotto).
Il falso breakout con una divergenza è definito da Alexander Elder come uno dei segnali più potenti in analisi tecnica.