Nei miei lunghi anni dedicati al trading, ho sempre partecipato molto poco ad eventi, seminari, corsi, webinar.
Quando mi capitava ascoltavo con interesse (tutto ciò che è trading, per me, è interessante) poi tornavo a casa e non riuscivo ad applicare quello che avevo ascoltato, non perchè fosse difficile ma lo sentivo come estraneo, qualcosa di posticcio. Non mio.
Anche il mio amico e compagno di battaglie Raffaele Galbiati ha fatto del bello e del buono per introdurmi nel mondo delle opzioni: mi sono arreso, non fanno per me.
La ragione di tutto questo è semplice: il trading è un’attività solitaria non solo nella sua esecuzione, ma anche e soprattutto nel suo apprendimento.
Virtualmente, esistono infiniti sistemi statisticamente validi, logici e profittevoli, così come esistono infinite paia di scarpe ma solo poche, pochissime, saranno adatte a te. Raggiungere la maturità nel trading, non significa imparare centinaia di strategie o fare trading su decine di mercati, nè passa da una eguale abilità nel fare trading sui futures e sulle opzioni, o sul forex e sulle azioni. L’enorme difficoltà nel trading consiste nello scegliere il proprio ambiente. Sei un multiday trader o preferisci l’intraday? Sei più a tuo agio in un ambiente swing, in controtrend o il tuo campo preferito è il trend following? Sei un trader direzionale o le opzioni sanno darti una marcia in più? E ancora: meglio le azioni, i futures su indici o le commodities?
Di fronte ad una scelta così vasta, chi inizia a fare trading è nella condizione di chi dovendo comprare un paio di scarpe va in un negozio e gliene fanno vedere a centinaia. Se non hai mai indossato delle scarpe (l’ipotesi è assurda d’accordo, ma prova a seguire: il trading è anche fantasia), non puoi conoscere il tuo stile preferito, il colore, con la suola di gomma o di cuoio, eleganti o sportive, con i lacci o senza. Il trader scava all’interno dell’esperienza che accumula negli anni sui mercati, se sopravvive, per arrivare a definire il proprio minuscolo campo d’azione, quello che si calza perfettamente, con il quale sentirsi a proprio agio e raggiungere la padronanza.
Ecco perchè i corsi sono certamente ottimi, a patto però di seguire quel corso, quel trader, di cui tu non solo sai già quasi tutto perchè l’hai studiato e messo in pratica sui grafici e negli eseguiti, ma che hai già capito essere il tuo modo ottimale di fare trading. La tua zona. Partecipare ad un corso senza sapere nulla di trading o avendo già accumulato molta teoria ma senza ancora aver capito quale sia il tuo personale ambiente di trading, è buttare soldi e speranze al vento: i soldi si possono anche rifare, ma il capitale delle speranze non è infinito. Se poi si va con l’aspettativa che finito il corso, il webinar, il libro, si comincerà a macinare soldi, è come comprare un paio di sneakers per andare alla Scala o delle francesine per una scalata in montagna.
Non funziona.
Imparate, leggete tutto quello che potete, seguite tutto ciò che è gratis: approfondirete la vostra cultura e per esclusione eliminerete fra tutto ciò che sentite e leggete, quello che non fa per voi: ed è un risultato eccezionale. Alla fine rimarrà solo il vostro ambiente di trading, l’unico che vi renderà dei professionisti profittevoli.
Sono di ritorno da Amsterdam, dove sono stato invitato da Alexander Elder a partecipare ad una sua giornata. Della teoria di Elder conosco e ho messo in pratica, sui miei grafici e sui miei conti di trading, quasi tutto. E, alle esperienze di trading, ne ho aggiunto una letteraria: la versione italiana del suo The New Trading for a Living, di cui sto ultimando la traduzione su suo incarico e con mia grande soddisfazione (e un po’ di fatica) per i tipi di Trading Library.
Elder ha iniziato la giornata con un breve excursus sulla psicologia del trading: necessariamente breve trattandosi di una sola giornata dove ha comunque trattato ognuno dei capisaldi della sua teoria: Mind, Method, Money, (self)Management, ognuno dei quali richiederebbe una giornata a sè.
Al Method, cioè alle strategie, è stata dedicata gran parte della mattinata, dove ha approfondito le sue tre strategie preferite (cioè le uniche tre paia di scarpe che indossa a seconda delle occasioni):
. la Divergenza con Falso Breakout, una strategia controtrend da applicare ai reversal di mercato
. il Pullback To Value, una strategia trend following
. il Fading an Extreme, dove si fa trading contro gli eccessi del mercato
Il pomeriggio è stato dedicato al money e al risk management, argomenti sempre poco conosciuti quando non confusi tra loro e ancor meno adottati nel proprio trading, alle strategie da applicare per raggiungere gradualmente il massimo rischio finanziario e psicologico, anche questo personale di ogni trader e indipendente dalla capienza del conto; il posizionamento degli stop loss, argomento inframmezzato dall’ironico ricordo di un trader che si è rovinato sotto il peso della sua propria personale teoria che citava testualmente “real men don’t use stops” e il posizionamento dei take profit, che non sono leggi da rispettare (al contrario dello stop loss) ma qualcosa a cui tendere, pronti a ricredersi qualora qualcosa vada storto, per rispettare un’altra legge, questa si ritenuta importante: quella del ho guadagnato abbastanza, le probabilità mi stanno andando contro: la regola del “Enough!”.
Nel trading tutto va personalizzato: ecco perchè non è possibile insegnarlo ed è dannoso cercare di emulare qualcuno; si possono prendere a prestito idee, oscillatori, timeframe, si può studiare il modo di agire di un trader, ma occorre mettere insieme il tutto e confezionarlo a tua esclusiva misura.