Un mese fa mettevo a confronto l’inizio dei Bear Market del 2000 e del 2008 evidenziando come il confine venisse superato con candele ribassiste ad elevata volatilità: dato che i mercati sono frattali, questo rilievo avviene in qualsiasi timeframe ed è esperienza di chiunque abbia macinato qualche decina di ore davanti ai grafici notare come supporti e resistenze importanti vengano sempre superati attraverso un processo tutto-o-nulla: o con forza – molta – o in mancanza si trasformano in falsi breakout.
E’ andata così anche stavolta e l’ingresso tecnico nel Bear Market 2018 è avvenuto per il tramite di una Marubozu settimanale nera: alta volatilità e alta direzionalità.
Ma andando a leggere fra le righe, il mercato ha dato messaggi ben peggiori del semplice ingresso in una nuova fase orso: una brutta notizia può essere data in vari modi e questo mercato ha scelto il più brusco.
Più gentile sarebbe stato, ad esempio, avvicinarsi ai minimi di Ottobre con minore velocità, fare finta di sentirli con qualche breve rialzo (Ottobre non era un supporto da nulla), riprendere la discesa verso Febbraio, sempre con lentezza, lateralizzare qualche sessione, innescare persino una Bull Trap ed infine rompere il supporto così come è stato rotto.
La Marubozu che ha trasformato l’estate in inverno, invece, è arrivata secca e violenta dopo una serie ininterrotta di candele ribassiste e ad elevato range, i supporti frantumati, nemmeno il tempo di costruire una strategia short di medio termine: questo mercato non solo vuole scendere ma lo vuole fare anche in fretta.
Ora si apre la stagione della caccia al supporto monstre che fermerà la discesa, ovvero la fine del Bear Market: troppo presto perfino per pensarlo ma proviamo a ipotizzare le prossime mosse.
A breve dovrebbe iniziare il primo Bear Market rally, ovvero la prima reazione rialzista, supportata da due dati tecnici di discreta importanza.
Nella parte alta del grafico ho tracciato un Fibonacci che unisce l’ultimo minimo importante (inizio 2016) con i massimi attuali. Ad una manciata di punti sotto al close di venerdì passa il 50% del ritracciamento, livello sempre importante e spesso sentito dal mercato.
Nella parte infriore del grafico è segnalato l’indice New High – New Low (NH-NL) settimanale: l’indice è formato dalla differenza tra i titoli che hanno raggiunto un nuovo massimo e quelli che hanno raggiunto un nuovo minimo nelle ultime 52 settimane, e comprende tutti i titoli del mercato USA. Un valore inferiore a -4000 dell’indice NH-NL ed un successivo flesso verso l’alto che superi tale livello, prelude a grossi rimbalzi: temporanei ed effimeri finchè si vuole ma potenti e quindi da sfruttare.
Va anche notato che l’attuale valore dell’indice NH-NL (intorno a -6000) è un livello che non è mai stato infranto nella storia della borsa americana tranne una volta: nel 2008.
Tre fattori tecnici e statistici di rilievo che se il mercato rifiutasse di riconoscere darebbe segnale di problemi all’orizzonte ancora più grossi di quelli noti. E’ importante tenere presente che rimbalzo non significa assolutamente la conclusione del trend ribassista: per quanto potrà essere potente, si tratterà pur sempre di un rally che, se realizzato, porterà alla formazione del secondo massimo decrescente (i due minimi decrescenti già li abbiamo) aggiungendo così l’ultima tessera del puzzle per l’ufficialità del Bear Market.
Gli swing rialzisti in un Bear Market tendono ad essere veloci e poderosi, possono fare recuperare diversi punti percentuali in pochi giorni o qualche decina in poche settimane, ma si spengono in fretta. Un rally all’interno di un Bear Market può essere sfruttato per due occasioni:
1. All’inizio del rally: aprire posizioni long di brevissima durata e sempre pronti a prendere profitto al primo scricchiolio
2. Alla fine del rally: liquidare le posizioni long rimaste in portafoglio e aprire gli short