Investire per accumulare dividendi e, secondariamente ma invariabilmente, aumentare il valore delle proprie azioni, presuppone che una volta acquistato un titolo lo si mantenga in portafoglio e quando possibile si investa regolarmente del nuovo denaro, inclusi i dividendi percepiti.
Se ho selezionato i titoli per il mio portafoglio rispettando i criteri della DGI è raro che possa trovarmi nelle condizioni di dover vendere o sottopesare un titolo. Ma considerando che la DGI è una strategia a lungo termine, possono certamente accadere fatti non preventivabili durante la fase di accumulo.
Naturalmente, vendere un titolo perchè ha tagliato il dividendo o lo ha congelato, non sempre si rivela essere la mossa giusta: non esiste in Borsa la formula perfetta.
Nel 2009, ad esempio, General Electric (NYSE:GE) ha tagliato il dividendo dopo decenni di crescita incontrastata. Nel corso del Bear Market di quel periodo ed a causa delle forti perdite causate al titolo dal suo business finanziario, la tradizione è stata interrotta, il dividendo sparito. Chi avesse investito in GE 10 anni prima, non aveva modo di immaginare che si sarebbe abbattuto sui mercati il cataclisma che conosciamo, che il disastro sarebbe stato causato dalla contrazione del credito, provocando probabilmente la più grossa crisi finanziaria della storia (di cui ancora oggi sopportiamo le conseguenze) e che, nel caso di GE, il risultato finale sarebbe stato non solo il crollo del prezzo ma anche il taglio del dividendo.
Nel 2010 British Petroleum (NYSE:BP) a causa del disastro ecologico provocato nel Golfo del Messico ha sospeso la distribuzione del dividendo allo scopo di mantenere la liquidità necessaria per pagare i danni creati.
Analogamente, Intel (NASDAQ:INTC) ha congelato il suo dividendo per oltre 2 anni e mezzo, riprendendo un timido aumento solo nell’ultima trimestrale, a causa del forte ritardo nella implementazione di nuove tecnologie per smartphone e tablet.
Queste sono situazioni nelle quali, col senno di poi, sarebbe stato meglio mantenere il titolo in portafoglio anzichè venderlo.
Tuttavia, è stato dimostrato che le società che hanno tagliato il dividendo, hanno sottoperformato il mercato dal 1972. Una ottima ragione, basata storicamente, sulla necessità di vendere quei titoli che per qualsiasi ragione modifichino la loro politica dei dividendi
Il taglio del dividendo rappresenta quindi un validissimo motivo per vendere il titolo.
Alcuni ritengono che anche un titolo che abbia corso parecchio e abbia valori di P/E elevati (talvolta identificati come valori di P/E superiori a 40) vada venduto. Personalmente non sono d’accordo con questa visione: se ho in portafoglio un titolo che ha guadagnato molto ed ora si trova in una situazione di ipercomprato “storico” ed ho quindi probabilità che il prezzo scenda nei mesi o anni futuri, non vedo perchè liberarmi di un titolo sul quale continuo a incassare dividendi e perdendo lo YOC maturato fin’ora.
Ad esempio vendere Procter&Gamble (NYSE:PG) sulla quale poniamo di guadagnare il 120% e con uno YOC del 7% perchè mi aspetto che nei prossimi tempi il mio guadagno in conto capitale si eroderà non ha a mio parere davvero senso: non vendo, infatti, i titoli che corrono (o hanno corso) e che mi stanno facendo raggungere l’obiettivo di un sempre crescente flusso di dividendi e valore in conto capitale.
Anche qui rispettiamo la regola di lasciar correre i profitti.
Ma, come per qualsiasi altra strategia di investimento o di trading, è necessario anche per la DGI sapere fin dall’inizio dell’investimento le regole per terminarlo e, soprattutto, rispettarle. La vendita del titolo a seguito di un taglio o di un congelamento protratto ed indefinito del dividendo, rappresenta lo stop-loss della nostra strategia.